domenica 11 dicembre 2011

Ragen Chastain: 129 kg sulle punte!

Nella lotta contro la discriminazione ponderale ad oggi nessun contributo è stato più importante di quello portato dalle persone in sovrappeso stesse. A fronte di tesi contrapposte che alternano al paradigma secondo cui "il sovrappeso è una colpa" quello per cui "il sovrappeso è una patologia", dalle persone in sovrappeso e soprattutto dal movimento statunitense della fat acceptance arrivano costantemente richiami su come il pericolo principale in relazione a sovrappeso ed obesità sia quello dello stigma che a sovrappeso ed obesità si accompagna. In una rete di blog, vlog, giornali on-line si intrecciano racconti, proteste, riflessioni che mirano proprio a scovare la genesi di tale stigma e le forme del pensiero e del linguaggio in cui esso si annida e si sviluppa. Da questo universo virtuale arrivano anche storie di persone o gruppi che scelgono di sfidare tale stigma con azioni di protesta ma anche con la propria esperienza individuale e quotidiana. E proprio tra costoro vi è anche Ragen Chastain, ballerina e coreografa Texana. Con i suoi 129 kg per 164 cm Ragen ha deciso di affrontare la sfida del perseguire una carriera come ballerina professionista e allo stesso tempo ha scelto di essere una voce in difesa di tutte le persone sovrappeso che vengono discriminate. Con lei oggi ho deciso di scambiare quattro chiacchiere....
Ragen Chastain, ballerina, coreografa e attivista impegnata contro la discriminazione ponderale. Com'è iniziato tutto questo?
"Ballo e mi esisbisco da tutta la vita e ho iniziato a comporre coreografie da quando avevo 14 anni. Sono sempre stata più robusta delle mie coetanee e dopo un po' il mio stare ossessivamente a dieta nel tentativo di costringere il mio corpo ad essere magro mi ha portato ad un ricovero in ospedale per anoressia. Sono aumentata moltissimo di peso e nel mio percorso di guarigione mi sono imbattuta nel concetto di Health at Every Size. Oggi mi appare evidente ma allora era la prima volta che qualcuno mi suggeriva che se volevo essere sana forse era il caso che mi focalizzassi sulla mia salute e lasciassi che il mio corpo si adattasse automaticamente alla taglia che gli era più congeniale. Tutto ciò mi ha fatta accorgere dell'impatto che ha il confondere i piani della salute e del peso e delle conseguenze che ciò comporta in termini di disprezzo nei confronti delle persone sovrappeso e dei loro corpi. Sono da sempre un'attivista e quindi mi sono sentita spinta fin da subito a fare tutto ciò che potevo per cambiare la situazione. Di lì il mio blog www.danceswithfat.org . "


C'è un ritornello comune secondo il quale è sufficiente mangiare un po' di meno e muoversi un po' di più e automaticamente si dimagrisce. Tuttavia nel tuo blog tu ti dici in disaccordo con questa affermazione...puoi spiegarci perché?
 "Il "basta mangiare meno e muoversi di più" è un mito che si è rivelato falso in ogni studio scientifico a partire dal 1959. La ragione per cui la formula "mangia di meno e muoviti di più" non può funzionare a lungo termine è che il corpo umano non è un tagliaerba. Se do al mio tagliaerba metà del carburante che gli do di solito, questo falcerà metà prato e poi si fermerà finché non aggiungo altro carburante. Se do al mio corpo metà del carburante di cui ha bisogno, esso si adatterà in modo da utilizzare meno carburante. Questo significa che il corpo di fronte ad una restrizione alimentare attiva una serie di reazioni psicologiche e fisiologiche che  portano la persona a recuperare in breve tempo il peso inizialmente perso. Infatti solo il 5 % delle persone che provano a perdere peso seguendo questa formula ha successo e di questi la maggior parte ce l'ha con la prima dieta. Circa il 95 % invece riprende tutto il peso perduto e di più nel giro di due anni. Tuttavia continuiamo a prescrivere la formula mangia di meno e muoviti di più come una soluzione efficace per perdere peso ed essere più sani. Se una qualunque altra prescrizione sanitaria avesse una percentuale di successo del 5 % non ci penseremmo due volte a classificare quella prescrizione come fallimentare e di certo non ci sogneremmo mai di definire come fallimentare il paziente a cui quella prescrizione è stata somministrata. Se il Viagra funzionasse solo nel 5% dei casi non diremmo al restante 95% dei ragazzi di continuare a prenderlo ed impegnarsi di più. Invece nell'ambito del peso quelli che fanno riferimento alle evidenze scientifiche vengono contraddetti non da altre evidenze scientifiche ma dal fatto che "tutti sanno" che le diete funzionano. La verità è che noi ancora non sappiamo come rendere le persone più magre in modo permanente ma abbiamo molte più opzioni per renderle più sane in modo permanente. E forse avrebbe più senso focalizzarsi su queste ultime"

La relazione fra le persone sovrappeso e lo sport è sicuramente una relazione complicata. Nella mia esperienza ho incontrato spesso persone sovrappeso che rinunciano all'attività fisica perchè si sentono in imbarazzo ad allenarsi o , diversamente, vedono l'attività fisica solo come un mezzo per perdere peso. D'altro canto ho notato spesso personal trainer ed istruttori sottolineare la perdita di peso come un punto chiave per ottenere buone performance sportive. Tu cosa ne pensi?Cosa si può fare per rendere il mondo dello sport un po' più fat-friendly?
"Io penso che dovremmo rimuovere il peso dalla discussione su sport, attività fisica e salute ed iniziare a focalizzarci esclusivamente sugli aspetti del benessere e del divertimento. Le persone in sovrappeso ricevono dalla società messaggi terribilmente confusi per quanto riguarda l'attività fisica. Ci dicono di essere fisicamente attivi ma poi danno per scontato che non lo siamo. Di recente mi sono iscritta ad una nuova palestra e la donna che mi ha fatto fare il giro delle sale mi ha raccomandato di dire al personal trainer che ero una principiante in modo che potesse prepararmi un programmino base. Se si fosse degnata di chiedere avrebbe scoperto che sono stata per 3 volte campionessa nazionale di ballo e che ho lo stesso programma di allenamento di una qualsiasi atleta professionista. Non fanno tute della nostra taglia. Le persone tendono a prenderci in giro quando ci alleniamo. E' semplicemente ridicolo! Possiamo rendere il mondo dello sport più "fat friendly" semplicemente realizzando che ci sono atleti di ogni forma e taglia. E dobbiamo capire che le persone sovrappeso hanno più probabilità di intraprendere attività fisiche se possono mettersi in gioco in sport e attività divertenti ,vedendo riconosciuto questo impegno come un successo, anziché  percependo lo sport come un modo per punire il proprio corpo e definendo come unico successo il riuscire a cambiare quel corpo stesso."
Sia tra gli sport che tra le discipline artistiche la danza è considerata una tra le attività più impegnative per quanto riguarda la forma fisica ed il peso corporeo. Qual è la tua esperienza come ballerina sovrappeso?Qual è stato il tuo rapporto con i partner, i giudici ecc.?
"E' stato un viaggio interessante. Quando ho iniziato a prender parte alle gare ho avuto giudici che mi hanno esplicitamente detto che non avrebbero alzato i miei punteggi se non mi decidevo a perdere peso. Una volta un giudice mi ha persino detto che trovava insopportabile guardarmi perché indossavo un vestito senza maniche. Per tutta risposta ho deciso di danzare per il pubblico e sono diventata una beniamina degli spettatori. Mi dà la possibilità di decostruire gli stereotipi e questo è sicuramente importante. Ma i miei preferiti sono i commenti delle persone che mi dicono che avevano sempre desiderato ballare ma che prima di vedermi non avevano mai nemmeno pensato che potesse essere possibile. I miei rapporti con gli altri ballerini sono sempre stati eccezionali - lavoro davvero sodo e credo che gli altri lo vedano e lo rispettino."
Le ricerche mostrano che quanda si parla di bullismo i contesti sportivi sono spesso coivolti e che i ragazzi in sovrappeso ne sono spesso vittime. Quale pensi sia la ragione di tutto ciò?Cosa può essere fatto per evitare che succeda?Qual è il ruolo di allenatori ed insegnanti di educazione fisica?
"Io credo che semplicemente il bullismo ai danni delle persone sovrappeso sia considerato accettabile. Vediamo persone come Jillian Michaels nel programma "The Biggest Loser" abusare emotivamente e fisicamente persone ma è tutto ok perché "è per il loro bene". Nella mia esperienza le persone non si prendono molta cura delle cose che odiano e dunque se veramente vogliamo aiutare i ragazzi (o gli adulti) a essere sani dovremmo smetterla di fare congetture sulle loro capacità,peraltro basate esclusivamente sulla loro taglia, e supportarli in un percorso che li porti a sviluppare un amore duraturo per il movimento, anziché insultarli e bullizzarli con la scusa patetica che è per il loro bene."
In questo momento storico lo sporte e l'attività fisica vengono indicati come i principali strumenti per combattere l'obesità infantile. Come professionista sportiva e attivista che ne pensi?Che consiglio daresti ai genitori di un bambino obeso?
"Direi che prima finiamo la guerra contro l'obesità infantile meglio è! I bambini non riescono a separare se stessi dai propri corpi così quando la gente dice "L'obesità infantile è un enorme problema!dobbiamo combattere una guerra contro l'obesità infantile" i ragazzi in sovrappeso capiscono " Io sono un enorme problema. Stanno combattendo una guerra contro di me!". Oltretutto la guerra non sta funzionando. Negli studi più recenti è venuto fuori che tra i ragazzi i disordini alimentari sono due volte più diffusi del diabete di tipo 2. I ricoveri in ospedale di ragazzi al di sotto dei 12 anni sono aumentati del 119%. Le ragazze iniziano a mettersi a dieta all'età di 8 anni. Le ragazze di 9 anni hanno dichiarato che preferirebbero perdere un braccio o un genitore che diventare grasse. Stiamo crescendo una generazione di ragazzi ossessionata dalla dieta e dal peso in modo incredibilmente malsano. In più la confusione tra peso e salute dà ai ragazzi in sovrappeso il messaggio che le abitudini salutari non sono importanti se non li rendono magri e ai ragazzi in normopeso il messaggio che per loro le abitudini salutari non sono importanti perché sono ad un peso salutare. Entrambe queste affermazioni sono assolutamente sbagliate. Dovremmo concentrarci sul fatto che tutti i ragazzi abbiano opzioni alimentari che siano saporite, invitanti e salutari e insegnar loro ad ascoltare i segnali del proprio corpo. Dovremmo assicurarci che tutti questi ragazzi abbiano accesso ad opzioni sicure di movimento e attività divertenti in modo che sviluppino una passione per lo sport in grado di durare tutta la vita. In una parola dovremmo far sì che le nostre discussioni fossero su come avere ragazzini sani a qualunque taglia non dirette contro i ragazzi in sovrappeso"

mercoledì 16 novembre 2011

Aspettando il Diabo 2011....qualche riflessione sui titoli

Si apre domani a Bologna la conferenza della SISDCA sui disturbi del comportamento alimentare e sull'obesità. In attesa di raggiungere il capoluogo emiliano sfidando lo sciopero, scarico il programma e ne
approfitto per dare un'occhiata ai titoli delle sessioni. Mi colpisce in particolare quello della 27° sessione: " Obesità :una bomba a orologeria che deve essere disinnescata prima che travolga l'intera umanità: la cura o la prevenzione?". Ora, premetto che seguo e apprezzo il lavoro della SISDCA da parecchi anni ed in particolare apprezzo i loro sforzi nel combattere la dieta-mania che sembra affliggere i nostri giorni. Ma resta il fatto che titolo di questa ventisettesima sessione non mi piace!
La ragione? Semplice! nel voler affrontare un tema importante come il contrasto alla cattiva nutrizione adotta un po' l'approccio del gambero e parte da uno dei possibili (e/o presunti) esiti della stessa: l'obesità!
Non mi addentrerò qui a discutere di quale sia il contributo reale dello stile alimentare nel determinare il peso di un individuo. Mi preme tuttavia richiamare l'attenzione su come dietro uno spesso peso si possano nascondere percorsi anche molto diversi...
Io ho 24 anni e da due sono fortemente in sovrappeso. Sono passata dal pesare 67 kg al pesarne 82 nel giro di tre mesi, a causa di un disturbo tiroideo. Nella vita di tutti i giorni inizio la mia giornata con un paio d'ore di attività fisica e la concludo con un paio d'ore di teatro. Questo nel corso del tempo mi ha regalato una buona muscolatura, degli ottimi valori per quanto riguarda glicemia, colesterolo e pressione e una taglia di jeans 50/52 che permane nonostante tutto, con buona pace mia e dei miei medici. Accanto alla mia storia ne potrei mettere tante altre: persone con disordini metabolici, persone che seguono terapie a base di corticosteroidi, persone che assumono terapie ormonali e molte molte altre....
Per tutte queste persone il proprio peso corporeo assume un significato molto diverso così come diverse sono le possibilità di andare a modificare nel tempo il proprio peso corporeo. Per tutte queste persone c'è tuttavia una possibilità comune: quella di portare avanti una vita attiva e sana indipendentemente dall'esito che questa potrà avere sul loro aspetto fisico.
In questo contesto vergogna, imbarazzo, difficoltà ad accettarsi fisicamente per ciò che è sono grossi ostacoli che vanno a frapporsi tra la persona e la possibilità di utilizzare appieno il proprio corpo per condurre una vita sana ed in movimento. E tra le cose che servono ad alimentare paura ed imbarazzo ci sono purtroppo definizioni come quella che troviamo nel titolo della sessione della SISDCA.
Io non sono una bomba ad olorogeria e non ho alcuna intenzione nè di esplodere nè di travolgere qualcuno!!!
All'interno della HIV community si sente spesso dire "Fight AIDS, not people with AIDS" (Combatti l'AIDS, non le persone con l'AIDS). Ecco forse alla vigilia dell'apertura di questo importante evento la riflessione che viene spontanea è proprio questa. E' importante che la comunità medico-scientifica faccia uno sforzo di riflessione non solo sulle proprie metodologie ma anche sui propri linguaggi e sulle immagini che essi veicolano. Se impegno ci deve essere , che sia chiaro che esso è rivolto alla diffusione di sani principi alimentari non ad un'inutile guerra ad una caratteristica fisica che di per sè dice gran poco della persona che ci sta davanti.

giovedì 6 gennaio 2011

Fat pig: Julia Stiles in un'opera sull'amore ai tempi delle taglie 36-38

E' di questi giorni la notizia che l'attrice Julia Stiles - famosissima per il ruolo di protagonista in "Save the last dance" - si è unita al cast che in aprile farà debuttare a Brodway l'opera teatrale "Fat Pig", scritta da Neil Laboute e già presentata con successo a Londra e a Los Angeles.
Vi è mai capitato di incontrare qualcuno - ragazzo o ragazza che fosse- appartenente alla classica categoria dei "bellocci", di iniziare ad uscirci, frequentarlo per un po', il tutto per finire con un nulla di fatto e la quasi certezza che quella persona fosse attratta da voi ma che probabilmente non se la sentisse di affrontare la disapprovazione che questa relazione avrebbe suscitato tra amici, colleghi, compagni di calcetto et similia?
"Fat Pig" parla esattamente di questo. Alla faccia dell'amore che vince su tutto, l'opera racconta la storia del trentenne Tom il quale , innamoratosi di Helen, bibliotecaria sovrappeso, si trova a fare i conti con la disapprovazione dei colleghi Jeannie e Carter. I due, a suon di scherzi, battute, commenti maleducati sull'aspetto di Helen, fanno del loro meglio per convincere il giovane Tom a lasciare Helen e a scegliere piuttosto una persona "del suo stesso tipo".
Il parallelo tra la discriminazione basata sul peso e altre forme di discriminazione è evidente. E la conclusione dell'opera , tutt'altro che a lieto fine, lascia aperta una riflessione: quanto è il peso in sè e quanto sono invece le pressioni sociali perchè tutti si conformino ad un modello estetico dominante a far sì che le persone sovrappeso abbiano vita più dura delle altre? Davvero il magro piace più del grasso? E le persone sono davvero libere di guardarsi attorno nel scegliere ciò che vogliono, ciò che realmente desiderano?
ta" Avete notato che si usano degli eufemismi per riferirsi alle persone sovrappeso? Larghe, taglie forti, rotonde, paffute. E nessuno, nemmeno io... specialmente non io... vuole pronunciare la parola "grasso". Ma "grasso" è dispregiativo solamente quando permettiamo a posti come il "Sun Bar" di dirci che essere grassi in qualche modo ci rende persone inferiori. Dite al "Sun Bar" che essere grassi non è una buona causa di licenziamento".

(Jane Bingum - Drop Dead Diva)

martedì 4 gennaio 2011

Drop Dead Diva: un nuovo sguardo alla vita di una donna plus size

C'è chi l'ha già visto su sky o in streaming. Per tutti gli altri dall'11 gennaio sbarca sul digitale terrestre la prima stagione di "Drop Dead Diva". La serie - che va in onda su Cielo tv - racconta la storia di Deb , aspirante modella di 25 anni, che, salutato il fidanzato e ricevuta la rassicurazione che le sue ginocchia "non sembrano affatto grasse", muore in un incidente d'auto sulla via per il provino da valletta in una specie di "Ok il prezzo è giusto", posto a cui Deb aspirava da una vita. Dopo essere arrivata in Paradiso, Deb scopre che la sua vita, per come l'ha vissuta a fino a quel momento, non è classificabile nè come buona nè come malvagia ma semplicemente come vuota. Non volendo accettare il fatto di essere morta, Deb riesce a ritornare sulla terra con un unico piccolo inconveniente: il corpo in cui la ragazza si risveglia è infatti quello di Jane Bingum , avvocatessa con un quoziente intellettivo al di sopra della media ed un corpo plus size.
Il telefilm , che negli Stati Uniti è stato molto apprezzato dal movimento che da anni si batte per la "Fat Acceptance", è tra i più divertenti ed interessanti mai prodotti negli ultimi anni. La protagonista Brooke Elliott riesce con il suo carisma a regalarci l'immagine di una donna che , a prescindere dal proprio peso corporeo, è glamour, affascinante e seducente. Allo stesso tempo, l'esordiente attrice statunitense racconta con un'interpretazione realistica le insicurezze e le piccole e grandi ferite che l'essere una donna sovrappeso in una società ossessionata dalla magrezza comporta. Tra le tante una delle domande che torna più spesso è se l'amore possa davvero vedere al di là dell'aspetto fisico o se ci sia una specie di muro invisibile che separa le persone "magre" da quelle "grasse".
Oltre al personaggio di Jane, il tema della discriminazione sulla base del peso torna anche in alcune delle cause che l'avvocatessa affronta. Nella prima stagione infatti troviamo Jane impegnata a difendere una cameriera licenziata per aver messo su 20 chili e lei stessa si fa protagonista di una causa contro una ditta di abiti di alta moda che non produce capi al di sopra della 44.
Ma non si parla solo di peso! Con uno sguardo particolarmente acuto gli sceneggiatori mettono a fuoco come in una società "stereotipante" tutti coloro che siano in qualche modo portatori di una diversità , sia essa legata all'età, alla saute o alla propria identità, rischiano di dover pagare un prezzo molto alto in termini di identità ed opportunità sociali.

Dedica

Quando si inizia un progetto la dedica è importante. Una dedica spiega ai futuri lettori e lettrici dove vuoi andare ; ma una dedica racconta anche chi sei e cosa ti ha spinto , in un pomeriggio di gennaio moderatamente temperato, a creare un account su blogspot e ad iniziare a riversare i tuoi pensieri su incolpevoli e/o intenzionali naviganti del web.
Quindi innanzitutto mi presento: ho superato a novembre la soglia dei 24 anni e dopo essermi diplomata al Liceo Classico Tito Livio con 100/100 mi barcameno da cinque anni tra una laurea in sociologia (sono attualmente al terzo anno, ampiamente fuoricorso) , un incarico come responsabile salute all'interno di Arcigay e un lavoro come progettista sociale.
Di quanto detto sopra, nulla è rilevante ai fini di questo blog.
Taglie (s)comode nasce infatti come un omaggio a mia madre , morta due anni fa, a me e a tutte le donne e gli uomini che quotidianamente si confrontano con diete, frustrazioni , imbarazzo e discriminazioni legati ad un unico fatto: quello di possedere un peso corporeo giudicato eccessivo dai parametri della società e della cultura contemporanee. E' dedicato a tutti coloro che combattono quotidianamente per conciliare il "volersi bene per come si è" , tanto sdoganato dalle rubriche di psicologia, con l'imperativo "pancia piatta per la prova costume" ed i suoi simili, altrettanto sdoganati dai media (nonchè da colleghi e amici durante le chiacchierate nelle pause pranzo e nella ricreazione). E' dedicato infine a tutti e tutte coloro che lottano o hanno lottato contro un disturbo alimentare e che cercano , al di là del supporto terapeutico, qualche informazione su quella che è una delle vere e proprie epidemie del ventunesimo secolo. A tutte e tutti voi, buona lettura!!!