martedì 4 gennaio 2011

Drop Dead Diva: un nuovo sguardo alla vita di una donna plus size

C'è chi l'ha già visto su sky o in streaming. Per tutti gli altri dall'11 gennaio sbarca sul digitale terrestre la prima stagione di "Drop Dead Diva". La serie - che va in onda su Cielo tv - racconta la storia di Deb , aspirante modella di 25 anni, che, salutato il fidanzato e ricevuta la rassicurazione che le sue ginocchia "non sembrano affatto grasse", muore in un incidente d'auto sulla via per il provino da valletta in una specie di "Ok il prezzo è giusto", posto a cui Deb aspirava da una vita. Dopo essere arrivata in Paradiso, Deb scopre che la sua vita, per come l'ha vissuta a fino a quel momento, non è classificabile nè come buona nè come malvagia ma semplicemente come vuota. Non volendo accettare il fatto di essere morta, Deb riesce a ritornare sulla terra con un unico piccolo inconveniente: il corpo in cui la ragazza si risveglia è infatti quello di Jane Bingum , avvocatessa con un quoziente intellettivo al di sopra della media ed un corpo plus size.
Il telefilm , che negli Stati Uniti è stato molto apprezzato dal movimento che da anni si batte per la "Fat Acceptance", è tra i più divertenti ed interessanti mai prodotti negli ultimi anni. La protagonista Brooke Elliott riesce con il suo carisma a regalarci l'immagine di una donna che , a prescindere dal proprio peso corporeo, è glamour, affascinante e seducente. Allo stesso tempo, l'esordiente attrice statunitense racconta con un'interpretazione realistica le insicurezze e le piccole e grandi ferite che l'essere una donna sovrappeso in una società ossessionata dalla magrezza comporta. Tra le tante una delle domande che torna più spesso è se l'amore possa davvero vedere al di là dell'aspetto fisico o se ci sia una specie di muro invisibile che separa le persone "magre" da quelle "grasse".
Oltre al personaggio di Jane, il tema della discriminazione sulla base del peso torna anche in alcune delle cause che l'avvocatessa affronta. Nella prima stagione infatti troviamo Jane impegnata a difendere una cameriera licenziata per aver messo su 20 chili e lei stessa si fa protagonista di una causa contro una ditta di abiti di alta moda che non produce capi al di sopra della 44.
Ma non si parla solo di peso! Con uno sguardo particolarmente acuto gli sceneggiatori mettono a fuoco come in una società "stereotipante" tutti coloro che siano in qualche modo portatori di una diversità , sia essa legata all'età, alla saute o alla propria identità, rischiano di dover pagare un prezzo molto alto in termini di identità ed opportunità sociali.

1 commento:

  1. ho avuto il tempo di vedere i primi due episodi, è davvero ben scritto; i dialoghi non sono campati in aria e quando c'è da criticare "le barbie" lo si fa con argomentazioni. Come nella scena in cui l'avvocatessa dice alla sua amica "sono arrivata da lavoro e non ho voglia di giocare a fare la barbie" mentre lei si era presa la briga di stilare un programma per portarla "allo splendore originale" :D

    RispondiElimina